Google+ Il Giullare Cantastorie - Scrittori, artisti e band emergenti: Le porte che si aprono non sempre spalancano parole - Il Mondo Perfetto

domenica 30 marzo 2014

Le porte che si aprono non sempre spalancano parole - Il Mondo Perfetto

Ultimo estratto del 1° capitolo del romanzo "Ordine Zero".

Questo libro non sarà mai un mero racconto di fatti.Perciò è importante fermarci a guardare Fabrizio,dal di dentro.Certo,sappiamo che scrive poesie a un'infermiera,dopo essere stato sul punto di crepare per un incontro di boxe finito male.Possiamo immaginare come si sente e,in parte,lo abbiamo saputo.Ci dobbiamo però soffermare su di lui per capire lo stato d'animo che lo attraversa,ora che un nuovo,e forse ingombrante,personaggio,sta entrando dentro la storia.Confuso.Fabrizio è un ragazzo di quasi diciotto anni (li compirà il giorno di natale,di questo 1967) che ha deciso cosa non vuole più essere.Lo ha deciso,tra una poesia e l'altra,dimentico ogni volta di chiedere il nome all'infermiera (anche se il lettore scaltro già sa che è il narratore,vostro umilissimo etc,che non lo vuole dichiarare,ancora); lo ha deciso facendo finta di non sentire le nocche pesanti che bussavano alla porta.Ha deciso che non vuole più essere un pugile e che non vuole più essere un figlio.Sa che se ne andrà di casa,anche se non sa ancora come.Confuso.E,come tutte le persone in questo stato,non ammetterà fino in fondo di esserlo.Per essere ancora più chiari è bene spiegare che dopo essere finito con la guancia sinistra (o era la destra?..ma,in fondo,non importa) sul fondo di un rettangolo morbido,semi-moribondo,non ha avuto nessuna commozione cranica.Non ha nemmeno mai pianto.Una volta guarita la frattura al naso,nessuno,trovandolo casomai in abiti civili nei corridoi dell'ospedale,avrebbe pensato che era un paziente.Tantomeno adesso che l'estate si avvicina e,timidamente,Fabrizio ha preso davvero a muoversi,con una camicia e una tuta,per i corridoi dell'ospedale,che è poi una rinomata clinica milanese.Ok,si dice Fabrizio: e allora perchè mi tengono qua? Sa da molti giorni quello che l'infermiera gli ha detto:che dovrà parlare con Ordigan.Ma non è quello il motivo per cui rimane là,anche se si sente guarito.No,non è nemmeno per la graziosa infermiera e per l'illusione che lei voglia davvero ascoltare le sue poesie,forse un po' troppo ardite o,ci direbbe un critico qualsiasi,strampalate.Siamo,o non siamo negli anni dell'avanguardia?Così,per non aver tenuto bene la guardia un boxeur minorenne si trova a scrivere cose sperimentali a Nancy Sinatra.


La prima volta che si è alzato per andare in corrridoio(la sua stanza,come tutte quante ha un bagnetto e una doccia personali) ha infatti trovato la porta chiusa.Ne ha riso.E' stato il giorno dopo che aveva letto all'infermiera la poesia sul naso.Finte le risa,ha però avuto la conferma che si trovasse dentro a un carcere.Erano le tre del pomeriggio,e si era calato sul letto,meditabondo.Si era risvegliato soltanto per i raggi concupiscenti dell'ultima aurora; dovevano essere nemmeno le sei.Guardandosi attorno,un po' sfiduciato,ha riprovato ad aprire la porta.Questa volta non era chiusa a chiave.Fabrizio ha avuto così modo di cominciare a girovagare per l'ospedale,sorprendendosi,ad ogni metro,del fatto che quello non fosse un corridoio d'ospedale ma un vero e proprio deserto.

-Ci sono delle telecanere-pensa Fabrizio e poi- Ho dormito tipo quattrordici ore.In quella frase c'è implicito il piccolo scoramento per non aver visto la sua guardiana bionda.Allora,si dice,avevo ragione quando pensavo che quella sarebbe stata l'ultima volta.Ma forse,avrà una vita fuori di qui pure lei,non ha potuto,magari suo padre è malato.E così,passeggiando in questo interminabile parallelepipedo opaco,Fabrizio si immagina la figura di lei,in abiti civili,accanto al padre morente:ha un viso diverso,sebbene Fabrizio sia sicuro che,nè in queste sue fantasticherie nè dal vivo,l'ha mai vista truccata,nemmeno un velo di fard o una traccia di rossetto.Si,capisco,si dice: è che,ora che me la figuro di fronte al padre morente,me la vedo com'è lei,non sta recitando una parte,com'è quando sta con me.Sono i pensieri dell'attesa,più lievi di quelli di un condannato ma meno superficiali delle idee che può avere un uomo libero.Forse,si dice,oggi sono venuti a cercarmi e non mi hanno trovato.Questa considerazione lo fa tornare quasi di corsa nella sua stanza,dove lo attende la spremuta d'arancia e i due cornetti alla crama,vicino a una bottiglia d'acqua minerale.Fabrizio,apre la porta,vede queste immagini,come nella traslitterazione di un quadro di Morandi,le fissa nella mente per qualche secondo.Richiude la porta,e si ritrova di fronte la sua infermiera/carceriera; sorride.

-Niente poesie oggi?

-Così,mi avete concesso un giro turistico,eh?- dice Fabrizio,in un tono irridente di cui quasi si pente,subito.
-Piaciuto,no?- risponde il camice,senza tener conto troppo del sarcasmo
-Quando esco?
-Fabrizio,poni la domanda in modo diverso..vuoi ?
-Quando lo vedrò?
-Oggi comincia l'estate,e stamattina,mentre tu percorrevi le ali dell'istituto,quasi con metodicità,ho avuto un colloquio
-Perchè non c'è nessuno in giro?
-E perchè avrebbe dovuto esserci?
-Su,perchè non c'è nessuno in giro?
-Sei un privilegiato
-Per averti incontrato?
Fabrizio ha l'impressione che lei arrossisca a comando,ma non senza aggiungere:
-C'è un motivo più importante
-Allora dev'essere davvero esagerato
Lei gli passa una mano tra i capelli e,invitandolo a sedersi sul letto (tutta la conversazione è avvenuta in piedi) fa roteare,in un punto imprecisato dell'aria,la sua mano destra.
-Pensavo che non ti varei più rivisto
-Sei vicino al vero-dice lei,spalancando completamente la porta.
Come mai non sei venuta,ieri?
E così le dice di suo padre.Lei gli mette,sorridendo un velo preoccupata,la mano sulla fronte,abbassa lo sguardo,fingendo vergogna;in modo smaccato,pensa Fabrizio.
Ho avuto un colloquio-dice,nuovamente,alzando lo sguardo,con un espressione determinata.
Non vuole parlare di sè-farfuglia,e poi,chiaramente:
Credo che oggi il quadernetto delle poesie resterà chiuso
Se tutti i pugili fossero intelligenti come te avremmo vinto la guerra-dice lei
O la contestazione- fa lui.
Ah.



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